9 pensieri riguardo “Nimby”

  1. I dati forniti a fine 2011 da un report del WWF erano leggermente diversi. Ciò che emergeva però nel totale dei ricorsi, era il numero infinitesimale dei ricorsi fatti dai comitati cittadini rispetti a quelli fatti da altri soggetti coinvolti.
    Questo emerge anche da questi dati, ma a questo punto la domanda sorge spontanea almeno in me:
    “Perchè si da sempre e solo la colpa ai NO TAV, a quelli di Viva Via Gaggio o agli Comitati di cittadini? Perchè non si va a guardare a fondo sulla storia delle infrastrutture ferme o che subiscono forti rallentamenti, sul fatto che i ricorsi al TAR vengono fatti dagli enti locali o da ditte escluse dall’assegnazione dei lavori?

  2. La protesta è una forma democratica per rappresentare il proprio dissenso nei confronti di scelte che si ritengono improprie, antieconomiche e dannose.
    La protesta nasce da sensibilità e approfondimenti che portano a convincimenti che spesso non trovano possibilità di confronto perché chi ha deciso di realizzare l’opera non ha intenzione di misurarsi e vede solo le proprie convenienze economiche.
    Se molte delle opere pubbliche che vengono cantierizzate subiscono degli stop per effetto di proteste o di sospensioni del TAR, forse c’è da chiedersi se il percorso democratico utilizzato per decidere dell’opera stessa sia stato corretto e convincente.
    Prendiamo ad esempio la TAV. Al di la delle dichiarazioni di rito e prestampate da parte di chi è favorevole, non vi è una sola risposta alle tante obbiezioni argomentate di chi è contro. Ai numeri e non solo che dimostrano l’inutilità e la dispendiosità di tale opera non corrispondono altrettante voci pro che confutino chi si oppone.
    Lo stesso vale per la nostra realtà territoriale a riguardo di Malpensa. Quante sono state le risposte tecniche e politiche alle tante argomentazioni che hanno smontato i numeri del master plan? Nella sostanza non è mai giunta nessuna contro argomentazione. Si è tentato (da parte di chi è favorevole) di attribuire agli oppositori del progetto un’immagine di chi è contro per posizione ideologica. In questo modo si evita il confronto di merito e si agisce di prepotenza.
    E’ la partecipazione che deve far maturare le scelte. In questo modo si avranno meno opere inutili e meno effetti nimby.

    1. Caro Dn.Br., sulla TAV un po’ di risposte ci sono, anche se non sono “gridate” come le domande. Riporto solo alcuni link:
      (1) Sezione sulla TAV del sito del governo Italiano
      (2) Le FAQ del governo sulla TAV dal sito del Post
      (3) Qualche dato chiaro sulla TAV dal blog di Emanuele Menietti
      (4) La TAV in 11 punti dal sito del Post
      (5) I sette quaderni dell’Osservatorio collegamento ferroviario Torino-Lione

      Cito solo un passaggio tratto dalle FAQ: “Allo stato attuale, il collegamento italo-francese è una linea di montagna, che costringe i treni ad una salita di 1250 metri di quota con sovra costi esorbitanti, che passa attraverso una galleria dove non entrano i containers oggi in uso per il trasporto merci. E’ dunque una linea fuori mercato.
      Siccome non ho studiato la questione (come invece sto cercando di fare per il MasterPlan di Malpensa), non mi permetto di esprimere un giudizio su dove stia la “ragione”. Però sono assolutamente (!!) contrario alle forme di manifestazione violenta che sono state messe in campo da alcune fazioni dei no-TAV.

      1. Concordo sul fatto che le manifestazioni non debbano essere violente. Ma tu per violente che cosa intendi? Se migliaia di persone per far sentire la propria voce occupano un’autostrada, o un aeroporto o altro servizio pubblico tu pensi sia un’azione violenta? Se migliaia di persone protestano pacificamente e nessuno delle istituzioni le ascolta tu come lo cataloghi quest’atteggiamento?
        Io per azione violenta intendo quella dello scontro fisico, del danneggiamento di strutture e danni al patrimonio sia pubblico sia privato. Le forme di protesta possono essere le più svariate e fantasiose, ma lo scopo è di attirare l’attenzione sul tema e certamente di creare anche dei disagi. Se no che razza di protesta è?
        E’ un po’ come lo sciopero. Quando c’è lavoro ha un peso e può incidere nei rapporti di forza con la controparte. Le conquiste del passato (non solo quelle economiche) si sono ottenute semplicemente con l’azione di protesta e di disturbo.
        Detto questo vorrei rilevare come sia poco credibile la tua affermazione che la voce di chi protesta sul TAV sia più rumorosa di chi ha argomenti a favore.
        Tu vorresti sostenere che i NO TAV detengono più spazi informativi delle istituzioni pro TAV? Cioè la RAI sarebbe in balia dei NO TAV? Non mi pare proprio credibile tale tesi. Le difficoltà di chi è a favore sta proprio nell’assenza di numeri da contrapporre a chi è contro. Hai mai sentito un dibattito confronto dove le posizioni di tecnici ed esperti si misurano? No! E questo perché la posizione a favore del TAV è dettata da posizioni squisitamente economiche ed affaristiche.
        Chi è contro ha sostenuto in modo forte e convinto che l’attuale linea ferroviaria va potenziata, va ammodernata, va meglio utilizzata. Dunque non ci sono posizioni retrograde a riguardo all’utilizzo del trasporto su ferro. Chi è contro ha manifestato attenzione per l’ambiente con proposte concrete sostenendo che le risorse, le enormi risorse necessarie, è utile investirle su altri versanti.
        Vale anche sul tema Malpensa. Tu in più occasioni, attraverso approfondite analisi, ai dimostrato come le previsioni di sviluppo di Malpensa non siano credibili, ma senza avere mai risposte che mettessero in discussione i tuoi dati. Eppure continuano in modo ostinato a sostenere che lo sviluppo ipotizzato è necessario. Come lo vogliamo chiamare quest’atteggiamento? Solo arrogante? Non ti sembra possa essere letto anche come violento? Violento contro l’onestà intellettuale. Di conseguenza violento contro l’ambiente. Violento nei confronti contro di chi vive in questo territorio.
        Ecco considero violento l’atteggiamento menefreghista del potere politico, economico, affaristico che non tiene conto di nulla.

      2. Per spiegare cosa intendo per violenza prendo due esempi:
        (1) Gli insulti a un carabiniere fatti da un manifestante;
        (2) L’occupazione di Palazzo Marino per impedire a Caselli di parlare
        Questa, secondo me, è violenza!! Non solo scontri fisici e danneggiamenti di beni pubblici o privati, ma anche violenza verbale e assenza di rispetto per il confronto democratico (ricordiamoci che sono i dittatori che impediscono agli oppositori di parlare, non i partigiani).

        Per quello che riguarda gli spazi informativi, la mia impressione è proprio questa: a livello mediatico sono molto più presenti i noTAV dei proTAV. Forse ho una visione parziale, ma mi sembra proprio che i giornali e i telegiornali parlino della Val di Susa solo (o quasi) quando si tratta di presentare una manifestazione contro la TAV e di illustrare le posizioni dei manifestanti. Per non parlare di Internet che sicuramente vede un prevalere di posizioni contro la TAV (basta vedere i risultati di una ricerca su google o su youtube), mentre le posizioni favorevoli (come quella della Camusso) spariscono molto velocemente.

        Comunque, ribadisco quanto detto prima: non ho avuto il tempo di analizzare la situazione quindi non entro nel merito, ma cerco valutazioni oggettive (come quella di Andrea Boitani e Marco Ponti su Lavoce.infoTAV o NO-TAV: è ancora questo il dilemma?) per farmi un’idea … e non mi stupisce che le posizioni a favore della TAV siano basate su argomenti economici: quali altri dovrebbero essere gli argomenti che portano a realizzare un’infrastruttura come quella? Peraltro, anche molte posizioni noTAV sono basate su ragioni economiche (prima fra tutte quella che giudica troppo onerosa la realizzazione della TAV).

        Per chiudere, non so quanto il caso TAV in Val di Susa possa essere paragonato alla situazione di Malpensa, dove la questione non è tanto nel potenziamento dell’infrastruttura aeroportuale (persino gli assessori Cattaneo e Tabacci, nelle loro ultime dichiarazioni, hanno messo in dubbio l’utilità della terza pista e solo pochi irriducibili continuano a considerare valide le stime del traffico aereo su cui si basava lo studio MITRE) quanto nel cambiamento di destinazione d’uso della brughiera: un’operazione immobiliare di dimensioni ciclopiche, circa il doppio rispetto all’area Falk di Sesto San Giovanni.

  3. Senza entrare nei dettagli, voglio solo augurarmi che il progresso non sia basato unicamente su argomenti economici e che la violenza fisica (l’arma dei deboli) e quella psicologica (come il silenzio del potere) lascino il posto a obbiettivi processi di confronto.

    1. Anch’io evito di entrare nei dettagli, ma è difficile attivare “obiettivi processi di confronto” quando le posizioni sono e rimangono basate su “pre-giudizi”.

      1. E’ difficile, sono d’accordo; perchè è un “pre-giudizio” ritenere che in un confronto gli interlocutori abbiano una posizione di pre-giudizio. Impedisce l’ascolto attento e sereno e quindi una normale comprensione delle ragioni altrui, che comunque sono e devono rimanere rispettabili.
        E ribadisco, ma non pretendo sia il pensiero comune, che a un benessere basato su ragioni economiche preferisco e preferirò sempre il “ben-essere”.

  4. Non voglio sembrare banale o superficiale nell’affrontare questo discorso. Ma esistono oggi nell’ordinamento giuridico e amministrativo italiano degli strumenti che purtroppo sono mal usati e poco sfruttati a volte e che se invece usati razionalmente ed in maniera efficace eviterebbero il fneomeno Nimby, anche se a onor del vero basta avere una posizione diversa nei confronti di una infrastuttura che si viene subito bollati come Nimby senza nemmeno sentire le tue motivazioni.
    Ma torniamo a noi: gli strumenti sono la VAS e la VIA. Prima la VAS che deve darci una visione strategica di un territorio che va oltre quello interessato dall’opera. La VAS, proprio perché mette le considerazioni sociali, economiche e ambientali sullo stesso piano con la stessa importanza, ci deve dire se un’opera è necessaria, se la sua realizzazione porterà dei benefici alla società in generale (società che si esprime attraverso le 3 considerazioni di cui si parlava prima); entra però in questo meccanismo la visione strategica e globlale. Nel caso della Tav, per esempio è la dimensione europea quella da prendere in considerazione. Quindi che riflessioni fare oggi in europa, sapendo benissimo che il terminale della linea, il Portogallo, ha deciso che non realizzerà il tratto di propria competenza per problemi ambientali?
    La linea Kiev-Lisbona quindi è solo sulla carta, e non si saprà bene dove terminerà visto la decisione del governo portoghese.
    Ammesso che la VAS arrivi a dire che la tale opera non porterà benefici per il territorio, perchè la si vuole costruire lo stesso?
    Esiste poi un ulteriore aspetto di notevole importanza che deve vedere una certa indipendenza tra chi propone l’opera e chi è chiamato a valutare le istanze e le osservazioni fatte durante il processo di partecipazione dei cittadini.
    Se così non fosse rischieremmo di avere il controllato che fa anche il controllore…e allora sarebbe come far gestire gli asili nido a Re Erode!!!

    Ma possiamo basarci solo sulla VAS per stabilire se è necessaria? Certo che no, esistono poi tutta una serie di strumenti e di piani programmatici che dovrebbero riguardare interi settori nel territorio nazionale che per forza devono darci delle indicazioni su cosa conviene o non conviene fare, su che atteggiamento tenere. Il caso degli aeroporti in Italia è emblematico: in assenza di un Piano Nazionale si è lasciata la possibilità a chiunque di aprire un aeroporto andando a creare la situazione di conflitto che conosciamo oggi con aeroporti vicini tra loro pochi chilometri.
    Appurato quindi che questa opera serve, si deve fare una VIA che ci deve dire come realizzarla al meglio, senza creare ulteriori danni soprattutto economici e non solo nell’immediato ma anche nel futuro. E soprattutto deve essere chiaro fin dall’inzio che gli eventuali danni dovranno essere sostenuti dal pubblico se l’opera è pubblica e dal privato se l’opera è privata.
    Quale privato costruirebbe oggi una infrastuttura se i danni provocati superano i soldi spesi per realizzarla? Quello italiano perché sa benissimo che tanto paga Pantalone! Bene questa è una cosa tipicamente italiana che deve finire.
    E non solo, se il privato decide di andare a stravolgere completamente una zona (come nel caso di SEA con il Master Plan) andando a costruire ex novo una città si dovrà occupare di realizzare anche tutte quelle strutture esistenti che non saranno in grado di gestire i flussi del nuovo traffico che si verrà a realizzare come consueguenza della nascita di questa nuova città.
    Ecco quindi che altre considerazioni entrano in gioco per decidere sulla necessità e sulla bontà di una infrastruttura.

    Non ho parlato di Nimby, semplicemente perchè applicando questi strumenti i casi nimby sarebbero destinati a sparire e comunque rimane sempre la considerazione che oggi tutto è definito nimby, senza considerare che forse esistono altre strade per ottenere quel benessere per la società civile.

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