“Ecomafia 2010 – Le storie e i numeri della criminalità ambientale” così si intitola il rapporto dell’osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente.
L’ho comprato qualche giorno fa all’incontro “Padrini a casa nostra” organizzato a Vedano Olona e lo sto sfogliando per farmi un’idea di quanto sia compromessa la situazione italiana (chi fosse interessato a capire meglio i contenuti e la struttura del libro può leggerne la recensione sulla pagina che gli è stata dedicata su LiberaInformazione, mentre su VareseNews si può trovare un resoconto sulla serata di Vedano Olona).
Purtroppo, anche in questo volume c’è un riferimento alla situazione di Lonate Pozzolo: le pagine 240-243 sono dedicate alla descrizione del traffico di terra e rifiuti scoperto nel polo Sant’Anna. Descrizione che si chiude con un’affermazione molto forte:
… Nel caso di Lonate Pozzolo, invece, si può parlare di un’attività criminale assolutamente “made in Lombardia”, in cui alcuni imprenditori hanno adottato lo stesso metodo spregiudicato altre volte utilizzato dalle ‘ndrine.
In pratica gli autori del rapporto ci dicono che il modello culturale e comportamentale della ‘ndrangheta si sta diffondendo anche tra gli imprenditori lombardi e che persino i lombardi adottano il “metodo mafioso” per gestire al meglio i loro affari.
Mi convinco sempre di più che queste cose non si debbono tacere, ma è necessario discuterne il più possibile.